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Regno Unito e Paesi Bassi: il gioco illegale e le sanzioni

La scarsa trasparenza nel mondo del gioco rischia di esporre, in tutta Europa, a sanzioni molto pesanti: lo dimostrano due casi recenti che si sono verificati rispettivamente nel Regno Unito e nei Paesi Bassi.

In Gran Bretagna si è trattato di una multa da mezzo milione, mentre in Olanda si è arrivati a 900mila euro: a essere stati colpiti dalle sanzioni due operatori che non si sono adeguati ai regolamenti statali sul gioco. Stiamo parlando di Ltd TonyBet, punito nel Regno Unito, e di Shark77, penalizzato nei Paesi Bassi.
I regolatori statali, in tutti e due i casi, hanno riscontrato delle irregolarità in relazione all’applicazione delle rispettive offerte di gioco.

Che cosa è successo nei Paesi Bassi

Cominciamo dal caso dei Paesi Bassi, un paese dove il gioco legale si caratterizza anche per iniziative lodevoli, come nella ricerca accademica contro la ludopatia.
In questo caso la Ksa, vale a dire la gaming authority locale, ha stabilito che la Shark77 Ltd dovesse pagare una sanzione pari a 900mila euro, con la colpa di aver operato pur essendo sprovvista di licenza.
In particolare, Shark77 metteva a disposizione sul proprio sito web sia scommesse sportive che giochi da casinò ma non avendo adottato gli accorgimenti tecnici necessari a impedire l’accesso ai giochi ai partecipanti olandesi.

La violazione di cui si è reso responsabile l’operatore è quella relativa alla norma che prevede di offrire ai giocatori una proposta sicura e legale, tale da garantire la tutela dalla ludopatia e il fair play.
Come ha messo in evidenza il presidente della Ksa René Jansen, i costi che devono essere sostenuti da un fornitore di giochi online autorizzato sono molto più alti rispetto a quelli di un fornitore di giochi online illegale, e ciò configura una situazione di concorrenza sleale.

Come agiscono i fornitori illegali

Ma non è tutto, perché un altro comportamento non corretto che viene messo in atto dai fornitori illegali ha a che fare con il mancato pagamento delle tasse. Chi agisce in maniera non lecita può condurre la propria attività senza limitazioni e, in particolare, senza quei vincoli che scaturiscono dalle regole, invero molto rigide, previste dal Betting and Gaming Act, oltre che dai vari regolamenti relativi alle licenze.

Ecco, quindi, che i fornitori illegali si rivelano molto più invitanti dal punto di vista dei giocatori, il che finisce per mettere a repentaglio la canalizzazione diretta all’offerta legale.

Il caso inglese di Tonybet

La Gran Bretagna è uno dei paesi più sviluppati in materia di gioco. Per ciò che concerne quel che è avvenuto con Tonybet, l’operatore è stato costretto dalla Gambling Commission a versare circa 500mila euro per una sanzione equivalente, per precisione, a 442.750 sterline.
Non solo: a carico dell’operatore anche un avvertimento scaturito dal fatto che non erano state rispettate le regole relative ad antiriciclaggio, responsabilità sociale e trasparenza.

Sul sito di Tonybet fra l’altro era presente un avviso per gli utenti che affermava che l’operatore aveva la facoltà di richiedere per i prelievi un documento di identificazione. Non si faceva cenno, invece, ai depositi. L’operatore sarà chiamato anche a sostenere un audit di terza parte.

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